lunedì 29 ottobre 2007

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Ieri in centro a milano c’erano dei banchetti con cassette di mele; ragazzi vestiti come i volontari della croce rossa offrivano una mela a ogni passante. Non proferivano parola, e sulla giacca avevano un logo con una croce, e una scritta che sembrava scientology (la scritta non era grande, quindi non sono del tutto sicura). Hanno regalato una mela anche a me, ma non l’ho mai mangiata, ho pensato che poteva essere avvelenata.

 

E oggi le quattro ore e mezza sull’eurostar milano-roma semivuoto sono volate, in compagnia di ben quattro puntate di Lost. Lost terza serie, eh, mica cose già viste.

Quando per un attimo mi sono tolta le cuffie, un signore che voleva chiacchierare si è alzato dal suo posto, si è seduto di fronte a me e mi ha detto che lost gli piaceva molto. E poi mi ha chiesto cosa succedeva nella nuova serie.

Non avevo la minima voglia di parlare, e gli ho riposto che non glielo avrei detto, altrimenti se le avesse viste in tivvù non si sarebbe divertito. E mi sono rimessa le cuffie e ho fatto ripartire il film sul pc. Lui forse si è arrabbiato, o forse no.




sabato 27 ottobre 2007


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foto presa da: la mia macchina fotografica




Un amico, un amico vero, se ne è andato per sempre, maledetta malattia che non perdona.

Mi dispiace tanto, tantissimo.

L’ultima volta che l’avevo visto risale a quasi due anni fa, a capodanno.

Appunto: quasi due anni fa.

Stamattina l’ultimo saluto è stata l’occasione per rivedere altre persone amiche che non vedevo da qualche tempo.

Poi mi sono ritrovata assieme a loro attorno a un tavolo in un bar qualsiasi, a cercare di mandar giù l’amarezza con un bicchiere di pessimo vino, a cercare di parlare del più e del meno.

 

Non mi piace pensare a come il nostro day-by-day ci porti a non vedersi mai, perché si è sempre di qua e di là, perché non si ha mai tempo, perché si arriva a sera e si è stanchi, perché si ha mal di testa, perché si è di cattivo umore, perché si è pigri.

Perché abbiamo i fatti nostri a cui pensare, i nostri problemi da risolvere, la nostra vita da mandare avanti.

Ma quando accade che qualcun altro in questa vita non ci sia più, allora ci manca la terra sotto i piedi.

 

Poi nel tornare a casa attraversavo il centro in bicicletta, pedalavo sul marciapiede anche se so che non si fa, sullo stesso marciapiede c’era paolo bonolis fermo che parlava al telefono, a momenti lo investo. Però non si è arrabbiato, mi ha sorriso e ho sorriso anch’io.
E ho constatato che non è molto alto.

 

 

 

sabato 20 ottobre 2007

Dopo una notte insonne

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Sempre più spesso mi sembra di aver a che fare solo con gente folle.

O forse il problema è mio, che sono una pirla-attractor.

 

Qualcuno per caso ha un pirla-detector funzionante da regalarmi?

(non da vendermi, che a causa dei folli-pirla sono un po' senza soldi)




 

mercoledì 17 ottobre 2007

Poeta anch'io

E’ stato bello, lo scorso fine settimana nelle campagne piemontesi.

Neanche ciò che ho visto nell’Eurostar Torino-Milano delle 7.55 che mi riportava a casa ne ha rovinato la poesia:

 

Persone dai volti smunti

E dai capelli un po’ unti

Hanno i computer accesi

Si credon geni incompresi

 

Signore dai visi truccati

E dai vestiti scollati

Sembrano addormentate

E forse poco amate.

 

Penso alla mia vita

E un po’ anche al lavoro

So che non voglio

Diventar come loro.




venerdì 12 ottobre 2007

Elogio dei tropici



Sono rimasta sbigottita dopo aver letto qui che nelle scuole elementari riducono le ore di inglese per aumentare quelle di religione.

 

Ai miei tempi... quando andavo alle elementari, verso la fine degli anni ’60 e l’inizio dei ’70 o giù di lì, vivevo in america latina, che a quei tempi si chiamava terzo mondo. Vivevo in un paese che si diceva fosse sottosviluppato, e che la political correctness oggi impone di chiamare emergente.

 

Non c’erano i simboli religiosi in classe, nonostante la religione ufficiale fosse il cattolicesimo. E non c’erano nemmeno inutili discussioni attorno al tema.

Non si è mai studiato religione, la cosiddetta “ora di religione” non era prevista nei programmi di studio.

In compenso c’erano due ore a settimana di inglese e altrettante di francese.

E se non imparavi le cose che ti insegnavano, ti bocciavano senza troppe storie. E i genitori avevano poco da ridire sulle decisioni degli insegnanti.




C’erano anche i militari al governo, ma ho avuto un’infanzia felice.




mercoledì 10 ottobre 2007

Matematicamente parlando

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Oggi sono più che mai convinta di una cosa: avrei dovuto studiare matematica.

Con la matematica tutto è più semplice. Tre è uguale a tre, tre è minore di quattro, quattro è maggiore di tre. E non se ne parla più.

Con la matematica non occorre leggere fra le righe, capire il significato che sta dietro alle parole, e nemmeno usare una parola al posto di un’altra per non urtare il prossimo.

E si risparmiano i forse e i se e i ma e i dipende dal punto di vista.

E si evitano discussioni ed elucubrazioni inutili: una cosa o è giusta o è sbagliata, non c’è la via di mezzo tanto amata dagli indecisi.

E non ci sono cambiamenti a seconda dell’umore: zero è sempre stato e sempre sarà uguale a zero, anche se piove e anche se non ci sono più le mezze stagioni

 

Ho sbirciato fra le chiavi di ricerca usate dagli internauti che sono arrivati qui.

Questa è squisita: se la donna cambia il cellulare e lui telefona.

E non saprò mai se l’internauta alla ricerca di risposte è colei che ha cambiato il cellulare o colui che cerca di telefonarle.

 

 

 

sabato 6 ottobre 2007

punti di vista

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La sottoscritta è felice quando lui arriva con le pizze e la birra, e lei non deve nemmeno apparecchiare perché si è deciso di mangiare sul divano con il piatto in mano guardando un film.




C’è invece chi dedica la vita alla ricerca del modo di produrre la vita artificiale.




Questione di punti di vista, personalmente preferisco il primo che ho detto.





giovedì 4 ottobre 2007

variabili esogene

 


Ho finito di leggere La pioggia prima che cada: mi è piaciuto, ma forse mi accontento di poco.

Ho addirittura riflettuto – cosa rara, per me, di questi tempi - sull’immensa inutilità che è stare qui a stancarsi per fare e disfare e rifare e poi disfare ancora, credendo di avere il controllo su tutto, mentre nel frattempo le cose che non vediamo si comportano come vogliono loro.

E alla fin fine sono sempre loro, le cosiddette variabili esogene, a decidere sulle nostre vite.

 

E poi ci sono le variabili esogene che diventano endogene, per esempio il kebap che ho mangiato poco fa al posto della cena, accompagnato da un’orribile birra calda. D’accordo, il collega con cui ho mangiato è simpatico, sulla panchina al parco si stava bene e ci siamo divertiti.

Ma il mio unico obiettivo nella vita adesso è riuscire a sopravvivere alla digestione.

Kebab docet: bisogna saper dare la giusta priorità alle cose.



lunedì 1 ottobre 2007

Decidete voi

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Ho perso il cellulare, oppure l’ho dimenticato in ufficio.

Proprio stasera che aspettavo una telefonata per così dire importante. Meglio così, una rogna in meno.

Non vorrei averlo perso, perché dentro c’era un numero che non saprei come recuperare.

Ovviamente ho ribaltato la casa ma il foglietto spiegazzato su cui avevo scritto il numero prezioso non salta fuori.

Altrettanto ovviamente, questa volta non dico meglio così. Maledico il mio disordine.

 

Per la cronaca, questa sopra sono io: smarrita in un mondo sbilenco.

In alternativa, donna di mondo. Mondo sbilenco anche in questo caso.

Decidete voi, io intanto torno alla ricerca disperata del foglietto spiegazzato con il numero di telefono.